mercoledì 20 aprile 2016

Solitudine femminile

L’altro giorno ascoltavo il programma radiofonico “Il Ruggito del Coniglio” su Radio2. Normalmente rido parecchio grazie agli ascoltatori e soprattutto ai due ottimi conduttori. Però mi sono imbattuta in una telefonata che mi ha un po’ lasciata con l’amaro in bocca e sono giorni che ci ripenso.

L’argomento di quel momento verteva su cosa ci accontentiamo della vita. Una donna ha dichiarato che lei si accontentava del suo compagno, anche se non era quello che aveva desiderato. Lei desiderava un ragazzo che avesse i suoi stessi interessi, invece lui pareva essere interessato solo al calcio. Però, ammetteva anche lei, quest’uomo era gentile e comprensivo e lei le voleva comunque bene, anche se non lo amava alla follia. Quando le hanno chiesto perché non lo avesse lasciato, lei ha candidamente risposto: per ora mi tengo quello che ho, se trovo di meglio vedremo il da farsi. 
Ecco, ammetto che sono rimasta spiazzata: ho sempre pensato che se qualcuno non è innamorato dell’altra persona, non ci sta assieme. Trovo che sia una grande mancanza di rispetto verso il prossimo e anche verso se stessi: sembra che l’idea di restare da soli spaventi più che dover passare la vita con qualcuno che non si ama. 

Follia. 
Prima di conoscere Mattia mi ero messa il cuore in pace che sarei rimasta single a vita e che avrei finito la mia vita come la gattara dei Simpsons. Non è mai stato un gran problema, ne ero consapevole e lo accettavo, perché non ho mai capito l’ossessione per dover stare con qualcuno per forza. Già è faticoso, per me, capire perché una coppia vive da separata in casa a causa dei soldi, figuriamoci se questi non contano e la decisione è dovuta semplicemente alla paura della solitudine. 
Se è vero che spesso le donne fin da piccole vengono cresciute dai genitori con l’idea della famiglia come raggiungimento massimo, credo che nel 2016 dovremmo essere un po’ più emancipate rispetto a questa visione del mondo e non dover correre come delle pazze a cercare qualcuno perché poi scade il tempo biologico e si diventa vecchie. È frustrante una cosa del genere. 

Sempre in relazione a questo argomento, lessi un po’ di tempo fa un articolo su Facebook dove una ragazza aveva detto pubblicamente di aver scelto la sterilizzazione perché non voleva avere figli, non sentiva di voler essere madre. Gli insulti che le sono piovuti in testa erano di una grettezza allucinante e mi ha fatto chiedere perché la gente vede una donna soddisfatta solo ed esclusivamente se questa diventa madre. Posso capire che l’esperienza della maternità sia qualcosa di incredibile, ma non credo che per tutti sia la stessa cosa: per esempio per me non lo è. Quindi è lecito insultarla per questa scelta? Se un uomo decide di fare la stessa cosa, perché non viene stigmatizzato nella stessa maniera di una donna? 
È che siamo ancora estremamente legati all’idea della donna succube alla creazione della famiglia. L’essere single è una cosa concessa solo all’uomo che resta celibe, mentre la donna diventa una zitella, che nel gergo comune è una parola con una vena di disprezzo. 
Sia chiaro: non ho niente contro coloro che decidono, a differenza di quello che ho fatto io, di realizzarsi totalmente sposandosi e facendo figli; io ce l’ho con chi vuole decidere che c’è solo una via per la donna. 
Sarò onesta con voi: la vedo sempre nera quando si parla di emancipazione femminile. In tutto il mondo si sentono sempre cose orrende che vengono fatte subire al popolo femminile. Tra femminicidi, mutilazioni sessuali, matrimoni combinati, spose bambine, prostituzione e chi più ne ha più ne metta, sembra che la donna sia in una situazione sinceramente infelice e nell’immediato non vedo all’orizzonte niente che possa cambiare questa situazione.

Voi conoscete qualcuno che ha paura di restare da sola?

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