mercoledì 3 febbraio 2016

Saga dei Giochi vs Delitti del BarLume


Nel 2007 esce nelle librerie di tutta Italia il primo romanzo di Marco Malvadi, La Briscola in Cinque, edito Sellerio. Visto il successo, gli anni successivi escono altri cinque libri che insieme formano quella che viene chiamata La Saga dei Giochi, dato che ogni libro parla anche di un gioco. Nel 2013 Sky produce due episodi da un’ora e mezza ciascuno che riprendono alla lontana Il Re dei Giochi e La Carta più Alta, portando poi sugli schermi altri quattro episodi, gli ultimi andati in onda a gennaio di quest’anno. 
Siccome mi sono guardata tutte e tre le serie una dietro l’altra, mi è anche presa la voglia di rileggere tutti i libri, visto che giacciono placidi nella mia libreria, e ne ho fatto una sorta di comparazione implacabile. 

Brevemente la trama: Massimo Viviani è il barista del Bar Lume, locale sito in Pineta, fantomatico paesino marittimo in Toscana. Oltre ai normali turisti che frequentano il litoraneo, Massimo ha tra i clienti quattro arzilli vecchietti con il “Morbo della Signora Fletcher”: per loro ogni disgrazia è un omicidio e in virtù di ciò, iniziano ad indagare. 

Ogni trasposizione sul grande o piccolo schermo dalle pagine di un libro, subisce ovvi tagli e cambiamenti: essendo sempre consapevole di ciò, normalmente evito di giudicare un’opera da queste cose. Diverso il discorso di quando ci sono interi stravolgimenti di trama e personaggi. 
I Delitti del BarLume è una serie carina, con un protagonista principale accattivante e simpatico e qualche comprimario interessante. Il problema principale è che i cambiamenti sono esattamente di quelli che odio di più: i gialli che Viviani risolve ricalcano relativamente quelli dei libri, ma i personaggi no. Nei libri anche Massimo stesso è più ombroso, più acculturato, viene spesso ribadito che è un ex matematico e lo dimostra spiegando teoremi più o meno astrusi e ovviamente più sfaccettato di quello della serie, ma siccome Filippo Timi è Filippo Timi, si può anche soprassedere, fino ad un certo punto. Invece non riesco a farmi andare giù lo stravolgimento di Tiziana: se la versione cartacea ci riporta una bella giovane donna, seria, in gamba e simpatica, quella della TV ci mostra una ragazzina che sembra abbia una doppia personalità, che spesso sta con un piede in due scarpe, che prima dice una cosa e poi fa un’altra. L’hanno resa intollerabile e alla sesta puntata, quando sfascia il bar, vorresti prenderla a schiaffi tu stessa. 
Altro cambiamento che non si può digerire è il sesso del Commissario Fusco: io capisco che in TV ci deve essere una storia d’amore tormenta e che il protagonista debba sempre trovarsi diviso in due tra mille dubbi, ma il dottor commissario Fusco dei libri era una macchietta simpatica, però era un uomo e di sicuro non avrebbe avuto una storia con Viviani. Invece ecco che nella serie abbiamo la biondissima commissario con oscuri segreti alle spalle. Questa necessità tutta cinematografica di piazzare un triangolo ad ogni piè sospinto mi pare seriamente esagerata.
Ci sono altre piccole cose stonate, ma che sono veramente piccole, come la coppia umbra (dei libri) che diventa veneta (nella serie e fanno anche abbastanza ridere), Marchino presente sempre, mentre nei libri lo si vede praticamente solo nell’ultimo, la sostituzione di Ampelio con Emo (scelta dovuta per la morte prematura dell’attore).

Sia chiaro, la serie non è da buttare, anzi io la consiglio a chi vuole passare qualche ora divertendosi, ma, soprattutto per i fan della saga cartacea, non cercate la magia che ci ha messo Malvaldi, perché non la trovereste, tranne forse nel continuo parlato con accento toscano di tutti, tranne di Filippo Timi. I primi episodi, poi, sono veramente ben fatti, migliori degli ultimi, dove le vicende amorose e personali dei personaggi prendono un po’ troppo il sopravvento sul resto. 

E voi avete visto la serie TV? E soprattutto, avete letto i libri? Vi sono piaciuti?

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