mercoledì 24 febbraio 2016

Io prima di te

Louisa è una ragazza che ha tutto quello che le occorre: un tetto sotto cui vivere con i suoi genitori, un bravo fidanzato da molti anni, un lavoro al bar cittadino che adora. Niente potrebbe andarle meglio, non fosse che il proprietario del bar chiude e lei si trova improvvisamente senza un lavoro. Dopo lunghe ricerche, decide di accettare l’offerta di una famiglia molto benestante per fare da “dama di compagnia” ad un tetraplegico.

C’è da dire che di solito io non leggo questo genere di libri: non mi piacciono le trame lacrimose e troppo rosa, ma sono rimasta incuriosita soprattutto dal trailer del film che a breve dovrebbe arrivare sui nostri schermi con Emilia Clarke (Dany in GOT) e Sam Clafin (l’indimenticabile Finnick nella saga cinematografica di Hunger Games) come personaggi principali. Invogliata anche dalle recensioni positive un po’ ovunque, mi sono buttata e non mi sono pentita.
La scrittura è semplice, quasi da romanzi per ragazzi, da quanto va via veloce e forse la trama è anche abbastanza banale, visto che si parla, vuoi o non vuoi, di due tipi che non si conoscono e che pian piano si avvicinano fino ad innamorarsi. Fino a qui non c’è nulla di diverso dalle centinaia di romanzi rosa che si possono trovare in ogni libreria. Ciò che si differenzia e che mi ha fatto decidere di parlarne qui è il famigerato finale.

Louisa e Will alla fine si innamorano, è chiaro, ma nonostante questo Will decide di andare in Svizzera in una  clinica e ricorrere all’eutanasia. Questo scuote sia i vari personaggi dei libri, ma soprattutto i lettori. Girando per Facebook ho letto di tantissime ragazze che ci restano male, che piangono alla scelta drastica di Will. Tutte, o quasi, sperano che la forza dell’amore riesca a far cambiare idea al ragazzo  e che nonostante tutte le enormi difficoltà che un tetraplegico C5/C6 può avere nel tempo, insieme le potranno sopportare.
Invece io sono contenta che sia finita con la morte di Will, non perche lui mi stia antipatico o perché sia una dal cuore freddo ed insensibile, ma proprio perché la vita che si prospettava ad entrambi era impossibile. Will aveva ripetuto molte volte all’interno delle pagine che quella che stava vivendo non era vita, ma solo una sbiadita copia di quello che aveva. Viene descritto come uno che ama fare cose folli, un drogato di adrenalina, uno che amava la vita così tanto da andare appena possibile all’avventura. Come può uno così passare decenni su una sedia accudito ventiquattro ore al giorno per la più semplice delle cose? La disperazione di questa condizione si percepisce fin da subito, ancora prima di scoprire che Will in maniera rozza e dolorosa avesse cercato da solo il suicidio. La descrizione delle cose che Louisa e Nathan (l’infermiere di Will) devono fare per lui ogni giorno è sfiancante per me che sono una lettrice, figuriamoci per uno che le deve sopportare sul serio. A questo punto è uno sbaglio voler smettere di soffrire?

Jojo Mojes è brava a non giudicare la scelta: non parla di moralità, tranne per bocca della madre di Louisa, eppure non stona con il resto della narrazione. Alla fine è più un inno all’accettazione delle idee degli altri e trovo che sia questo il vero punto di forza dell’intero libro.
Inoltre ho amato moltissimo la voglia di migliorare la propria condizione di tutti quanti: alla fine tutti ne escono con la vita migliorata. Will smette di soffrire come ha voluto fin dall’inizio, Louisa ritorna a studiare con il ricordo di una persona splendida che non la abbandonerà mai, la sorella di Lou si rimette in moto per dare una vita migliore alla sua famiglia e soprattutto al figlio, e via dicendo. C’è questa voglia di riscatto che si insinua tra le pagine che le rende anche un ottimo libro sul self empowerment e il voler provare a stare meglio.

E voi l’avete letto? Avete apprezzato il finale o avreste voluto qualcosa di diverso?

2 commenti:

  1. E fu così che le ultime 50 pagine del libro le posso solo descrivere così: UNA VALLE DI LACRIME....

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    1. Si, è stato intenso e commovente, ma coerente e l'ho apprezzato per questo.

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